Il decreto del premier Conte del 26 aprile 2020 ha disposto che nemmeno nella “fase2” si possono celebrare le Messe, anche se i funerali (che messe sono) sono consentiti e anche se le chiese -come tanti altri luoghi- possono restare aperte assicurando le sacrosante misure di sicurezza. Chissà con quale diritto un organo monocratico può stabilire che cosa fare dentro le chiese una volta che sia garantita la sicurezza sanitaria … Chissà che fine ha fatto l’art. 19 della Costituzione …
In questa (incostituzionale) direzione andava anche un emendamento, il n. 1.50 e altri, al Decreto Legge 19/2020 in conversione oggi alla Camera, che aveva ottenuto il parere favorevole del Governo. Quel testo avrebbe stabilito per legge che in una situazione di emergenza il culto rimane vietato fino a che non ci sia un protocollo per “consentire” le celebrazioni, di nuovo ribaltando l’opposto senso dell’art. 19 della Costituzione.
Qualche minuto fa, però, la Camera ha votato un testo riformulato, grazie al lavoro “congiunto” e notturno di tanti parlamentari di gruppi anche assai diversi.
Ora, la Camera di deputati ha deciso che se ci sono esigenze di sicurezza il Governo non può, nemmeno in situazioni di emergenza, UNILATERALMENTE disporre la sospensione del culto ma per sospendere le funzioni religiose per ragioni di sicurezza sanitaria DEVE ricercare una (previa…)  intesa con “le” chiese (visto che si parla di tutte le religioni e non solo di quella cattolica).
Sia ben chiaro: é sempre sbagliato che il legislatore si intrometta nel principio di libertà di culto dell’art. 19. Ma se la sicurezza sanitaria impone –  giustamente e opportunamente- di assumere provvedimenti restrittivi, almeno é stata evitata una “unilateralità” che di solito, in materie così essenziali alla libertà dell’uomo, non é mai una buona consigliera …
Domenico Menorello

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *