Volevano stabilizzare con un sol colpo di bacchetta magica da Palazzo Chigi tutti i contratti precari e hanno finito con lo stabilizzare il precariato.

Durante il dibattito parlamentare nel solleone dello scorso luglio per la conversione in legge (L. n. 96/18) del c.d. Decreto Dignità (DL n. 87 del 12 luglio 18), questo Osservatorio aveva mosso una critica sul metodo seguito. Anziché valorizzare, sostenere, favorire il coraggio di una scelta di fiducia di un datore di lavoro verso un proprio dipendente a tempo determinato per stabilizzarne il rapporto con l’azienda in cui opera, all’opposto era stata scelta la strada della penalizzazione, della costrizione dell’imprenditore, irrigidendo la disciplina lavoristica per “disincentivare l’utilizzo del contratto a termine”.

Non funzionava nel giudizio. Non funziona nella pratica.

Che succede, infatti? Succede che, a nove mesi dal varo del decreto, gli imprenditori non possono più usare contratti a tempo determinato, ma per lo più continuano a non voler rischiare i vincoli ingombranti e troppo onerosi di una assunzione indefinita. E così hanno scoperto lo staff leasing. “Caro (ex) dipendente, non ti posso più fare un altro contratto a tempo determinato a causa del decreto-dignità che me lo impedisce”, perciò “sarai assunto a tempo indeterminato, ma non da me. Non sarai più dipendente della azienda per cui lavori effettivamente e in cui ti sei formato. Ti assumerà – sorpresa! – una agenzia di somministrazione autorizzata (c.d. interinale) con cui io farò un contrattino per qualche anno. Tu lavorerai lo stesso per me, ma io mi rapporterò con un’agenzia che potrà decidere di te”. I numeri in alcune regioni sono vertiginosi. Solo in Veneto a gennaio si contavano oltre 30.000 assunzioni soprattutto da parte delle agenzie interinali di persone “destinate alla (ri)collocazione in <staff leasing> in aziende nelle quali avevano già operato come dipendenti” (Corriere veneto 23.1.201). Goduria pura per i populisti al governo che possono sbandierare queste cieche statistiche, attestanti un’apparente impennata dei contratti a tempo indeterminato.

Il danno e la beffa sono serviti.

Sul danno. Se un lavoratore viene assunto NON dall’impresa per cui effettivamente lavora ma da una ditta terza, che lo “somministra” in leasing, sarà forse meno precario? Al contrario, nei confronti della “sua” impresa originaria lo sarà di più, perché il contratto di somministrazione durerà tanto quanto sarebbe durato un nuovo contratto a tempo determinato, ma per la “sua” stessa impresa originaria ci saranno persino meno rischi nel porre fine, quando vorrà, alla collaborazione.

Altra domanda: il rapporto fra imprenditore e lavoratore si rafforzerà, come avrebbe voluto il legislatore a trazione pentastellata? Al contrario, quel rapporto professionale si allenterà e l’affectio fra “vero” datore di lavoro e lavoratore sarà minore perché fra i due si intrometterà un soggetto terzo. E il lavoratore verrà portato verso una inedita “job-schizofrenia”, trovandosi a lavorare concretamente per qualcuno che non lo assumerà mai più, contemporaneamente diventando, invece, dipendente di qualcun altro che non c’entra con la sua professionalità. Insomma, “lavoratori di nessuno” … E per non perdere il lavoro “formale”, l’occupato-somministrato dovrà essere molto disponibile verso un soggetto per così dire “astratto”, che non è quello per cui effettivamente opera, ma dal quale dipenderà la possibilità di difendere lo stipendio anche quando quella commessa sarà terminata. Già! Perché, a commessa finita, l’agenzia interinale che ha assunto il lavoratore e non lo potrà più somministrare per l’iniziale imprenditore che gli aveva affidato la commessa, avrà la possibilità di mandare quel dipendente dovunque, anche proponendogli luoghi lontani e improbabili, a meno che non si licenzi …

Né si può dimenticare che per il datore di lavoro attivare – per non perdere flessibilità nell’organizzazione aziendale – una commessa “somministrata” significa anche sopportare costi maggiori rispetto a un contratto di lavoro direttamente con il dipendente.

Sulla beffa. Se in una simile situazione il blog del primo partito al governo o il Ministro del lavoro stesso sfoggiano quelle statistiche di cui si diceva per esaltare gli effetti di una riforma che ha trasformato la dignità in leasing, allora a cinque stelle rimane solo questo triste trucco dell’imperante demagogia che si sta giocando sulla pelle dei lavoratori.

Domenico Menorello

 

 

 

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *