Antonio Palmieri, fra i fondatori dell’Osservatorio parlamentare “Vera lex?”, deputato di Forza Italia, dalle pagine di Avvenire di oggi 7 maggio 2019 attira l’attenzione sulle riforme per la sussidiarietà, questione prioritaria per questo Osservatorio, che volentieri ospita, perciò, un dibattito al riguardo, allo scopo di favorire la più alta attenzione in tale direzione anche nella diversità di opinioni. E riflettendo concretamente, a partire cioè dalle norme approvate o non-ancora-approvate dal Parlamento.

In particolare, Palmieri si domanda, perché i due partiti di governo “sull’attacco al terzo settore e al mondo della solidarietà procedono in totale sintonia?”.

Ciò avviene– risponde Palmieri – per due motivi, uno elettorale, l’altro culturale.

Salvini attacca e cerca di smantellare, nei fatti e a parole (e non è esagerato dire che oggi ne uccide più un tweet che la spada) tutto il precedente sistema che ha cercato di gestire il fenomeno migratorio e anche altre forme di presenza sociale, come le case-famiglia.

Questa azione ha una motivazione prevalentemente elettorale: il ministro dell’interno continua ad additare nemici che pensa siano invisi al suo elettorato di riferimento, per fare il pieno di voti alle elezioni europee. È la stessa tattica usata a suo tempo da Renzi. Di Maio e i Cinque Stelle sono invece culturalmente e radicalmente ostili alla sussidiarietà e a ogni forma di protagonismo della società. Per loro lo Stato è l’origine e la fonte di tutto, solidarietà compresa, perché lo Stato è “onesto”, mentre il privato è sempre in qualche modo corrotto oppure teso a fare i propri interessi a danno dei cittadini. Per loro, pubblico è sinonimo di statale. Punto. Andate a rileggervi gli interventi Cinque Stelle della scorsa legislatura durante l’approvazione della riforma del terzo settore e vedrete.

Il combinato di queste due motivazioni, elettorale e culturale, produce come risultato i continui attacchi al terzo settore”, che Antonio Palmieri riepiloga: “il raddoppio dell’Ires per il non profit in legge di bilancio; la dozzina di decreti attuativi mancanti per rendere viva la riforma del terzo settore (la cui prima responsabilità però ricade sui governi Renzi e Gentiloni); la terribile norma “anticorruzione”, che equipara gli enti non profit ai partiti politici, gravandoli di una serie di obblighi costosi e inutili. Infine, tutto è fermo anche per quanto riguarda gli “importanti strumenti di finanza sociale, dalle obbligazioni ai prestiti.”

Palmieri ritiene, invece, che la “sussidiarietà e il terzo settore” possano essere difesi con “strumenti come il 5×1000, la defiscalizzazione delle donazioni agli enti non profit (nota come “più dai meno versi”) e la prima legge per l’impresa sociale. Leggi importanti, che puntavano a rendere il terzo settore meno dipendente dalla mano pubblica e dunque più libero e responsabile e a coinvolgere i cittadini in una attenzione concreta verso le singole realtà del non profit.

In questo contesto, Palmieri ritiene che “le elezioni europee costituiscono una grande occasione”, per  “portare in Europa forze politiche e parlamentari che siano per la sussidiarietà, perché anche l’Europa spesso pratica lo statalismo. Da qui la duplice importanza delle elezioni del 26 maggio. Una occasione da non perdere”.

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