Abbiamo avuto la Grazia di conoscere un gigante della Fede, che ha testimoniato come ogni istante di vita sia donato e segno di un Altro che ci fa esistere, amandoci. Lo ha testimoniato tanto in una esistenza intensissima di gestI, battaglie controCorrente e iniziative per i più piccoli e più deboli, quanto dal letto in cui era immobilizzato da tempo. E proprio nei suoi ultimi mesi di grande sofferenza. Carlo Casini e la sua famiglia, fra cui la moglie e la figlia Marina, a noi carissima, hanno commosso tanti di noi per uno spettacolo di intensità di esistenza, di amore e Comunione che ha ribaltato con una Speranza incarnata la triste mentalità dominante, che vorrebbe invece voltare lo sguardo di fronte al Mistero del dolore.
E in questa sua situazione personale ha voluto dettare a Marina, con grandissima pazienza, la prefazione che ha accompagnato il libro derivato dall’incontro dell’11 luglio 2019 di oltre 40 Associazioni che si erano convocate per dire, di fronte alle attuali prospettive eutanasiche, che non ci sono “vite inutili”. E in quel saluto, da quelle condizioni, ci ricordava che proprio “nelle periferie più estreme dell’esistenza – la vita nascente, sofferente e morente – si gioca, oggi, il grande epocale confronto tra speranza e pessimismo, tra personalismo e materialismo, giustizia e ingiustizia”.
Con la vita e la morte di Carlo Casini, quel confronto ha un esempio, per tutti, dell’unica vittoria che conforta il cuore dell’uomo.
Domenico Menorello
(per Osservatorio parlamentare “”Vera Lex?” )
Riportiamo il testo della prefazione
di Carlo Casini nel libro di cui alla Copertina allegata
“Ho accolto con gioia l’invito a scrivere una breve riflessione per accompagnare questa pubblicazione che raccoglie gli interventi – numerosi, arricchenti, belli – di quanti hanno partecipato al Seminario «“Diritto” o “condanna” a morire per vite “inutili”?» che si è tenuto a Roma l’11 luglio scorso. Auspico che questi contenuti si prestino a diventare un’opera agile per sostenere e aiutare il giudizio di tutti.
Ho dedicato la mia vita alla difesa della vita umana e mi sono convinto che nelle periferie più estreme dell’esistenza – la vita nascente, sofferente e morente – si gioca, oggi, il grande epocale confronto tra speranza e pessimismo, tra personalismo e materialismo, giustizia e ingiustizia. Ed è proprio qui che, nella nostra epoca, il pensiero dell’uomo tradisce la verità in una forma tanto generalizzata da indossare il mantello della legalità, falsificando gli stessi diritti dell’uomo. È la pretesa di rendere giuridicamente lecito il cagionare la morte, suprema sopraffazione dell’uomo sull’uomo, abominio del nostro tempo!
Sono molte, purtroppo, le terribili aggressioni all’uomo, ma non ne viene rivendicata la legittimità al punto da propagandare la morte volutamente cagionata come “conquista”, “civiltà”, “progresso”, “diritto” da garantirsi addirittura da parte dei servizi sociali.
Non devono meravigliare le spinte e le pressioni a favore del suicidio assistito e dell’eutanasia, perché esse sono il frutto di quella cultura che rifiuta di guardare e accogliere la vita nella sua più nuda umanità, quando dal nulla compare all’esistenza nel concepimento. Lo sguardo sull’inizio della vita e il conseguente riconoscimento del concepito come uno di noi, fa acquistare occhi nuovi per vedere meglio ogni altra frontiera dove l’uomo è disprezzato, vilipeso, emarginato, negato: dove occorre avere più coraggio per esprimergli solidarietà concreta.
Questo nostro tempo è il tempo in cui ci è data la straordinaria occasione di riflettere a fondo – e una volta per tutte – sulla dignità dell’uomo, sulle sue esigenze, sul senso della sua vita. E quando si trovano soluzioni degne dell’uomo anche in situazioni difficili si ottiene uno sguardo più chiaro sul valore e la dignità, sul senso e sullo scopo della vita umana.
Nella comunità degli uomini alcuni hanno responsabilità speciali. Ecco che il servizio alla vita riguarda anche la politica, oggi intristita da interessi particolari e protagonismi: è necessario, fondamentale direi, che la politica senza remore, titubanze, timidezza o timori, si occupi con forza e slancio della difesa della vita umana soprattutto per quanto riguarda la «moltitudine di bambini cui viene impedito di nascere» e l’esistenza «degli anziani e dei malati uccisi dall’indifferenza o da una presunta pietà» (Giovanni Paolo II, nella preghiera a Maria aurora del mondo nuovo, in conclusione dell’Evangelium Vitae)
La vita è un Dono, ma è un dono grande anche essere chiamati a proclamare e promuoverne il valore, un dono che rende più arditi oltre ogni personale insufficienza, limite o colpa.
Grazie per il vostro impegno, il vostro entusiasmo, il vostro lavoro. Carlo Casini