Il parere del Consiglio Nazionale di Bioetica sul suicidio medicalmente assistito, ha trovato larga eco nei mezzi di comunicazione, né poteva essere altrimenti, alla vigilia del minacciato intervento della Corte Costituzionale. Il documento, che mira a offrire informazioni su pro e contro di un’eventuale legislazione sul suicidio assistito, si conclude con sei raccomandazioni così scontate da potersi quasi definire lapalissiane. Per il resto il documento, invece di prendere posizione, si limita a registrare le divisioni presenti all’interno del CNB sul valore della vita e sui limiti dell’autodeterminazione, con i cattolici e il rabbino Di Segni da una parte e la componente laicista dall’altra.
Il documento si sofferma tuttavia anche sulla distinzione terminologica tra eutanasia e suicidio assistito. Anche di questa non vi sarebbe stato bisogno, visto che il Codice penale distingue chiaramente tra omicidio del consenziente (eutanasia, sanzionata all’art. 579) e aiuto al suicidio (in cui ricade il suicidio assistito, punito all’art. 580). Il documento del CNB sembra però sottintendere che l’eutanasia sia solo quella attiva e non anche quella omissiva. Questo sguardo strabico sul tema è forse causato dalla consapevolezza che l’eutanasia omissiva, realizzata con la sospensione delle cure, è già entrata nel nostro ordinamento con la legge 219/17 sul biotestamento. Il parere del CNB finisce così per dare un assist ai giudici costituzionali, contribuendo a far passare il messaggio rassicurante che la Consulta non introdurrà in alcun modo l’eutanasia.
Ma quando il suicidio assistito fosse consentito in ospedale, cosa si potrà opporre al paziente che, volendo anticipare la sua fine, non ha la possibilità materiale (o il coraggio) di darsi la morte da solo? Come sarà possibile negargli che ciò avvenga per l’intervento attivo di un sanitario? Dopo aver fatto rapidamente dimenticare la morte per denutrizione e disidratazione, basterà attendere il tempo minimo per far digerire il suicidio assistito. Non oggi, ma forse già nella prossima legislatura e dopo il prossimo viaggio all’estero di Marco Cappato. Proporre il pacchetto completo della morte medicalmente assistita del resto è possibile solo in paesi più pragmatici del nostro, come il Canada, dove suicidio assistito, eutanasia omissiva ed eutanasia attiva sono stati regolati dalla medesima legge (Bill C-14 on MAiD).
Nel silenzio dei grandi mezzi d’informazione (fa eccezione Avvenire) e con la sola pressione (tardiva) di alcune (nemmeno tutte) le associazioni cattoliche, l’Italia si avvia dunque a diventare il primo paese in cui la morte medicalmente assistita sarà introdotta con un intervento della Corte costituzionale, che nessun Parlamento potrà poi modificare. Solo se il Parlamento intervenisse sull’articolo 580 del c.p. prima della Consulta, quest’ultima dovrebbe rinunciare al suo intervento demolitivo. Purtroppo, ciò probabilmente non accadrà, perché la Camera dei deputati ha deciso di non calendarizzare il provvedimento prima della scadenza prevista dall’ordinanza n. 207/18 della Corte Costituzionale. Secondo il Presidente Fico ciò è dovuto al mancato accordo su un testo ‘sull’eutanasia’, come se il Parlamento potesse essere obbligato dalla Corte a legiferare solo in senso eutanasico. Vi è invece una proposta di legge, la n. 1888 di Pagano e altri, con cui si propongono risposte serie alla Corte senza entrare nel merito di scelte eutanasiche. L’unico modo per evitare la deriva eutanasica consiste infatti nell’abrogare l’eutanasia omissiva consentita dalla legge sul biotestamento, attenuando in alcune circostanze le sanzioni previste per l’aiuto al suicidio.
È per timore che questa adeguata e ragionevole ‘risposta’ alla Consulta arrivasse al voto dell’Aula che la PdL Pagano non viene calendarizzata.
Che l’esproprio del Parlamento sia portato avanti da un M5S in preda a una deriva radicale è parte del gioco. Meno comprensibile è che la contrarietà verso la calendarizzazione sia stata espressa anche dall’On. Panizzut, capogruppo in XII commissione della Lega, lo stesso partito dell’On. Pagano, di certo per evitare l’ennesima contrapposizione frontale tra le due forze politiche che reggevano il Governo. Forse è il caso tuttavia che la Lega si chieda, anche dal punto di vista del proprio tornaconto elettorale, se non sarebbe meglio – anche alla luce dei fatti di questi giorni – chiarire che la caduta del governo apparirebbe più lineare per evitare all’Italia una deriva eutanasica, piuttosto che per il decreto sicurezza o per la TAV o, peggio, per nuove rivelazioni sul filone russo. In caso contrario, l’esibizione politica dei rosari, oltre a essere di dubbio gusto, perderebbe ogni significato.
Gian Luigi Gigli