Il caso Diciotti è ancora una volta segno di un conflitto, più o meno latente, tra politica e magistratura; ma anche segno evidente della diversità di prospettive tra Europa e Italia. Salvini esagera, sempre. Nella durezza del linguaggio e dei modi, ma non c’e’ dubbio che in questa vicenda non è certamente lui lo sconfitto. L’indifferenza e l’impotenza dell’Europa mostrano la sua crisi, che e’ morale, prima ancora che economica.
Emerge la sua incapacita’ di chiedere e ottenere solidarieta’ ai 28 Paesi che ne fanno parte. Sembra che ogni Paese si chieda cosa puo’ ottenere dall’Europa e non cosa possa fare per contribuire alla sua identita’. Sempre che l’Europa di oggi abbia una identita’, dopo aver negato le sue radici giudeo-cristiane. Non a caso 100 delle persone scese dalla Diciotti stamattina sono state accolte dalla Chiesa, nonostante tutto sempre solidale verso gli ultimi. Ma questo braccio di ferro sui flussi migratori, che ha fatto esplodere in maniera incontrovertibile le tensioni in Italia e in Europa, non sarà certamente l’ultimo. Ed è al prossimo che guardiamo con grande preoccupazione. Mettere sotto accusa Salvini, chiederne le dimissioni, non risolve certamente il problema. Ne rivela solo la strumentalizzazione politica, che è alla radice del problema; quando in un buonismo astratto e scevro di responsabilita’, ci si è limitati ad accogliere tutti, gonfiando oltre ogni prudenza i luoghi dell’accoglienza indiscriminata. Oggi si impone una diversa cultura, all’insegna del realismo nazionale e della solidarieta’ internazionale. Se per oggi la battaglia sembra conclusa, ce ne rallegriamo solo per i migranti, a cominciare da quelli in condizioni piu’ fragili. Resta l’amarezza della indifferenza europea, che ne’ il buonismo di Alfano ne’ la durezza di Salvini sono riuscite a scalfire. Un’Europa che tollera la chiusura di tanti altri Paesi europei, mentre impone all’Italia un dovere di accoglienza impossibile da sopportare a lungo.
Paola Binetti, senatrice Udc