Paola Binetti, senatrice Udc-Forza Italia e fra i fondatori dell’Osservatorio Parlamentare “Vera lex?” ricorda nelle agenzie stampa odierne che “Ricorrono proprio in questi giorni i 10 anni dalla morte di Eluana Englaro, esattamente il 9 febbraio 2009 qualcuno stacco’ simbolicamente la famosa spina, aprendo in Italia il dibattito sull’Eutanasia e spingendo su tutti i media una questione che fino ad allora nessuno aveva posto in termini tanto perentori. Il diritto del paziente a morire, quando e come vuole, e il dovere del medico a contribuire attivamente alla sua morte, senza per questo dover soffrire nessun tipo di sanzione. Piuttosto il contrario!”
Paola Binetti lega l’anniversario di questo evento all’incalzare di iniziative contro la vita che si sono susseguite negli ultimi anni e che continuano nella attuale legislatura.
“La legge sull’eutanasia, incardinata mercoledì scorso alla Camera, – prosegue –  e’ una vecchia legge di iniziativa popolare che risale al 2013; in gran parte superata dalla legge 219/2017: Norme in materia di consenso informato e di disposizioni anticipate di trattamento. Il punto di riferimento cruciale della nuova legge ruota intorno al riconoscimento della liceità dell’eutanasia, attraverso l’abolizione di alcuni articoli del codice penale, tra cui quelli che riguardano il suicidio assistito e l’omicidio del consenziente, come il 579 e il 580”.
“La calendarizzazione del nuovo disegno di legge “e’ stata sollecitata dalla Consulta- continua BINETTI- che, dopo la vicenda Cappato, ha invitato il Parlamento a occuparsi della revisione della legge attualmente in vigore, proprio in merito ai risvolti eutanasici che la legge stessa presenta. In altri termini Cappato puo’ essere accusato di aver facilitato il suicidio del DJ Fabo, accompagnandolo personalmente nella clinica della morte? Se l’articolo del codice che proibisce il suicidio assistito viene abolito, e’ evidente che cade qualsiasi accusa nei confronti di Cappato. Nello stesso tempo l’abolizione degli articoli 579 e 580 del codice penale solleverebbe ogni medico da qualsiasi responsabilita’ davanti ad un malato che chiedesse esplicitamente di morire. Anzi, se non la facesse, potrebbe paradossalmente incorrere in una denuncia concreta, con tutte le conseguenze che ne derivano. E’ evidente il capovolgimento radicale dell’antico Giuramento di Ippocrate e la metamorfosi profonda di chi affronta tutti i suoi studi in medicina per imparare a curare malati e invece si trova a dover praticare trattamenti eutanasici su richiesta del paziente. Dovrebbe restare aperta per lui la possibilita’ di ricorrere all’obiezione di coscienza, ma di questo la legge parla in modo confuso e pasticciato. Per ora il disegno di legge e’ stato solo incardinato, ma le premesse sono decisamente preoccupanti e per altro erano prevedibili proprio a partire dalla legge 219/17 , che non a caso avevamo cercato di osteggiare in tutti i modi”.
“Diciamo esplicitamente – conclude – che questa battaglia ci trova ancora una volta all’opposizione e continueremo a difendere la vita come un bene assolutamente non disponibile. Non siamo per la morte anticipata di malati che versano in condizioni difficili: vogliamo venire incontro alle loro esigenze, senza paternalismo, ma con fatti concreti. Rilanciando le cure palliative, la qualita’ di vita negli Hospice, sostenendo una ricerca scientifica che non solo rimuova le cause del dolore, ma vada all’origine di quelle patologie che con maggior frequenza appaiono insopportabili al malato. Vogliamo investire nella creazione di reti sul piano socio-familiare, perche’ nessuno si senta solo anche in condizioni che possono apparire estreme. Ma non rinunceremo a ricordare a tutti i medici che la loro mission specifica e’ la vita e che sono medici per curare e non per favorire la morte, neppure su richiesta”, termina la senatrice. (Com/Sor/ Dire)

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